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8 – La scuola è superata

31 ottobre, 2011

in realtà la scuola è un problema di sistema più che di professori

Ancor più delle elezioni che si sono svolte ieri, il tema che nelle ultime settimane ha interessato di più le persone che conosco a Cali è stato quello della riforma universitaria. In estrema sintesi la solita lotta tra istruzione pubblica e privata, scuola sempre più costosa e inaccessibile, eccetera.

Albert Einstein, Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckenberg, Steven Spielberg, Doris Lessing, H.G. Wells, Sophia Loren più decine di miliardari, vi direbbero che è solo tempo perso. E più modestamente, io con loro.

La mia storia scolastica è quella tipica della mia generazione: figlio di gente umile, laureato più che altro per far piacere a mamma e ripagarla degli enormi sacrifici nell’illusione che l’Università mi potesse garantire la preparazione alla vita e l’accesso all’alta società che la mia famiglia non poteva darmi. In un certo senso per il secondo aspetto così è stato: ho usato la mia tesi di laurea per crearmi contatti con La Gazzetta dello Sport, che era il posto dove sognavo di andare a lavorare e dove sono poi effettivamente finito, anche se la tesi è stato solo un piccolo tassello e già ai miei tempi ho rappresentato più l’eccezione che la regola. Oggi sembra che se non fai almeno un Master da 20.000 euro l’anno, non hai speranze nemmeno di partecipare. Stronzate.

Già a 16 anni volevo smettere gli studi per andare a lavorare, nonostante fossi un ottimo studente. Forse era troppo presto e a posteriori credo sia stato un bene che ho risolto la crisi continuando gli studi e allo stesso tempo cominciando a lavorare durante le vacanze. Ci ho riprovato alla fine del terzo anno di Università, dopo aver sostenuto gli esami che mi interessavano di più e conscio che le menti più brillanti che avevo incontrato sul mio cammino avevano già imboccato strade più stimolanti.
Sono comunque arrivato al pezzo di carta per incapacità di trovarmi subito alternative più redditizie e ho risolto concentrandomi solo su quello che mi piaceva. E questo è quello che consiglio a chiunque vuole o deve comunque continuare a studiare: se proprio vi tocca, non pensate alla carriera che in quel momento vi offre più opportunità, ma a quella che vi appassiona di più.

Il punto è che la scuola, a partire da quella primaria è sempre stata molto deficitaria nel prepararti alla vita e oggi ancora di più nell’aiutare a trovare lavoro. Ho imparato più inglese viaggiando solo un mese in treno per l’Europa a 17 anni che in sei anni di scuola superiore. Conosco Lugano, Helsingborg, Villareal, Gelsenkirchen, Moenchengladbach (anche se quest’ultimo devo ancora impararlo a scrivere) non per averle memorizzate su un’atlante, ma grazie alla passione per il calcio, così come ho affinato le mie capacità matematiche leggendo o inventandomi classifiche.

E oggi la scuola è sempre più un business. Anche in Europa ha vinto il modello americano per cui per studiare devi pagare cifre esorbitanti che, indipendentemente dalle tue facoltà economiche o intellettive, ti obbliga a lavorare come un pazzo per anni per ripagarti i debiti. La scuola è funzionale al sistema che vuole schiavi e non persone libere. E non affronto nemmeno gli aspetti psicologici o didattici.

La battaglia però non si combatte lottando per un’istruzione migliore pubblica e gratuita, così come è utopia che arrivi una persona onesta a risolvere i nostri problemi politici. La verità è che ci sono davvero troppi laureati e meno ragazzi perderanno gli anni migliori per la loro formazione in un ateneo e meglio sarà per tutti.

Smettere di pagare e frequentare un’istituzione scolastica non vuol dire ovviamente smettere di studiare e imparare. Per avere una buona educazione c’è bisogno di due requisiti fondamentali: l’accesso alle risorse e un buon maestro. Nell’era di internet tutti possono imparare in qualunque campo, meglio e più velocemente che a scuola, a patto di avere un collegamento alla rete e di mantenerla libera. Questo secondo me è il vero campo di battaglia dei prossimi anni, dato che i grandi gruppi di potere stanno facendo grandi progressi nel limitare la nostra libertà senza che ce ne accorgiamo.

Il fattore del maestro è più complicato: il primo posto in cui cercare è e sarà sempre in famiglia, ma è anche vero che saranno sempre troppi i genitori più dannosi che utili ai loro figli e anche i migliori ci possono accompagnare solo fino a un certo punto. Ed è ancor più vero che di Franco Baresi a dare il buon esempio su un campo di calcio ne nasce uno ogni centanni. Anzi c’è solo un Franco Baresi.

Pensare di farcela tutto da soli è un inganno nel quale è meglio non cadere, ma se riusciamo a capire cosa vogliamo ci mettiamo nelle condizioni che insegnanti veri, siano essi professori, scrittori, maestri spirituali o Chuck Norris, appaiano nel nostro cammino. E come diceva il saggio Quelo, la risposta non la devi cercare fuori, ma dentro di te. Epperò è sbagliata..

Alla fine è un bene che l'università stia diventando così cara

Tools & Tricks
La lista di dropout Una impressionante lista di persone di successo che non ha terminato gli studi e qualcosa di buono nella vita ha comunque combinato.

Riforma dell’educazione Ottimo sito che pur analizzando il sistema americano credo offra un’analisi valida in molti aspetti in qualunque sistema scolastico e spiega perché è dannoso e inutile.

Abbiamo davvero bisogno di un maestro?
Interessante riflessione su come mettersi nelle condizioni per trovare un buon maestro.

Luoghi pubblici dove ho scritto
Nessuno. Stavolta ho fallito, ma venerdì ho fatto una casino di cose a casa, il week end l’ho passato bene fuori casa, oggi avevo un appuntamento a pranzo e questa settimana viaggerò ancora. Mi sento scusato.

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6 commenti
  1. sono assolutamente d’accordo.
    ero talmente disilluso dalla scuola che feci l’ITIS perchè il pensiero di fare il liceo + università mi faceva venire la nausea.
    ho buttato anche via anche i 5 anni di itis perchè facendo due conti ho lavorato nel campo in cui ho studiato per 4 anni. poi il resto della mia vita professionale l’ho trascorso facendo quello che mi piaceva.
    ora il mio MA me lo faccio con piacere perchè è quello che voglio e so appieno come sfruttare queste competenze abbinate all’esperienza professionale.

    Non a caso nel mondo della cooperazione valgono di più 2 anni in africa che 6-7 anni di università.
    Forse si è sbagliato qualcosa.

  2. Sono d’accordo fino a un certo punto. Il problema della scuole sono le persone che vi insegnano. Se il tuo insegnate fosse stato l’autorita’ nella tua materia del quale leggi copioso da internet, allora direi che tutto il tuo discorso cade. Purtroppo la scuola inferiore non prevede questo tipo di cose, anzi le reprime per creare gli automi societari, come e’ normale nel mondo di tutti i tempi. Inoltre, per esempio, in molti paesi lo studio postgraduate non solo ti da’ una visa e dei privilegi, ma anche uno stipendio. Ma spesso il cercarlo va oltre il desiderio del medio viaggiatore. E’ principalmente un compromesso, come tu dici, tra saper destreggiare la risposta che hai in te stesso e l’esperienza dei tuoi maestri. Poi e’ questione di fortuna e di forza interiore, e scelta.
    Io sto desiderando di diventare presto proprio uno di quei professori alle cui lezioni uno ci muore dalla voglia di andare, cosi’ magari porto un contributo.

  3. Ciao Cloudio,
    nella lista dei Drop Out manca proprio Rocco Siffredi!

    E spero di venire aggiunto pure io un giorno, visto che la prima volta che sono entrato all’universita’ era perche’ ci son stato mandato come consulente informatico per sistemare la rete…. 🙂

    Sono d’accordissimo che se uno che deve entrare nel mondo del lavoro ha gia’ un debito da ripagare per gli studi fatti, e’ lontanissimo da considerarsi libero.

    • Daniele
      per prima cosa scusami per il ritardo nell’approvazione, ero convinto fosse già on line.
      Rocco forse non è in lista perchè un secondo drop out, il momento dopo drop in, etc. 🙂

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  1. 8 – La Universidad no sirve a Nada « 40yque?

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